lunedì 22 febbraio 2016

Famiglia, matrimonio e sesso

In questo articolo, ragiono su uno dei temi del giorno: famiglia e matrimonio. Con un non sessuofobico e non maniaco accento tonico sul sesso, a cui i riti non fanno mai cenno, chissà perché.

Non mi pare più ovvio che:
1) ogni bambino ha necessariamente un padre e una madre
2) un uomo può avere figli da un numero indefinito di donne
3) una donna può avere figli da un numero finito di uomini
4) una volontaria esigenza di coesione è all'origine della famiglia
5) il concetto di famiglia non implica una coppia (es. due fratelli e una sorella)
6) una famiglia non formata da una coppia non esclude il sesso tra i componenti (es. incesto tra fratelli)
7) il concetto di famiglia resiste in assenza di figli
8) il concetto di famiglia include i figli di parenti e amici defunti
9) il concetto di famiglia include i figli di uno solo dei due (es. un vedovo, un divorziato)
10) il concetto di famiglia non include necessariamente i figli nati dalla coppia (che prima o poi se ne vanno)
11) il concetto di famiglia non esclude che l'uomo e la donna abbiano relazioni con altre donne/uomini e uomini/donne ecc.
12) il concetto di famiglia non esclude necessariamente tutti i figli nati solo da quell'uomo e solo da quella donna
13) il concetto di famiglia precede necessariamente, anche dal punto di vista storico, il concetto di matrimonio
14) il matrimonio è un fatto giuridico storicamente determinato a cui si ricorre volonotariamente
15) le forme giuridiche del matrimonio sono molte e relative a diversi fatti e contesti culturali
16) vi sono forme giuridiche di matrimonio che sanzionano o contraddicono altre forme giuridiche di matrimonio
17) alcune forme giuridiche di matrimonio non possono essere annullate
18) vi forme giuridiche di matrimonio che contrastano e talvolta sanzionano almeno uno dei punti 2, 3, 5, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 14, 17.

Da queste affermazioni, deriva che la differenza sostanziale tra famiglia e matrimonio è che la famiglia si basa su scelte affettive, mentre il matrimonio si basa sul sesso, anche se, nelle formule di matrimonio a me note, il sesso non viene mai citato esplicitamente. Vi si allude. Vediamo i casi del matrimonio secondo il Codice Civile, che ammette il divorzio, e secondo il diritto canonico romano, che non ammette il divorzio.

Codice Civile: "Dal matrimonio deriva l'obbligo reciproco alla fedeltà, all'assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell'interesse della famiglia e alla coabitazione".

Rito cattolico: “prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”.

Entrambi i riti vincolano gli sposi alla fedeltà, cioè li obbligano a non fare sesso con altri. È possibile impegnarsi su questo, perché la fedeltà dipende da un atto di volontà. Se rinuncio a questa volontà, c'è una conseguenza giuridica civile (l'altro può chiedere il divorzio) e c'è un conseguenza giuridica canonica (l'altro può chiedere l'annullamento del matrimonio).

Andiamo avanti: nel rito cattolico compare l'amore: "prometto... di amarti e di onorarti". È una perfidia, perché la Chiesa fa promettere una cosa che si può promettere (la fedeltà) e subito dopo, come se fosse una normale conseguenza dell'ormai lontano "prometto", una cosa che non si può promettere: non si può promettere di amare, perché l'amore non è un atto di volontà.

Se la saggezza popolare dice "al cuor non si comanda", il Catechismo della Chiesa Cattolica non riesce a dir meglio di così: "L’amore coniugale esige dagli sposi, per sua stessa natura, una fedeltà inviolabile. È questa la conseguenza del dono di se stessi che gli sposi si fanno l’uno all’altro. L’amore vuole essere definitivo" (1). "Vuole". Vuole?

Vuole, ma volere non è dovere e infatti non esiste una sanzione canonica per chi non ama più il suo coniuge. Del resto, non sarebbe possibile dimostrare che uno dei due non ami più l'altro, se non lo confessa lui stesso. Ma anche se lo confessasse, c'è sanzione? Se ci fosse, nel sistema peccato-assoluzione ci sarebbe la possibilità dell'assoluzione, per esempio con una nuova promessa ad amare. È un loop. Non si può imporre l'amore.

Sarà forse per questa intriseca contraddizione che il rito cattolico aggiunge astutamente "e onorarti". Sarebbe inutile logicamente, perché chi ama onora amando. Ma c'è, per indicare la via d'uscita a chi non ama più: almeno onoratevi, cioè, visto che non potete divorziare, rispettatevi tra voi e mantenete le apparenze in pubblico ("guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!", Mt 18, 7).

Il diritto canonico non ammette il divorzio ma ammette l'annullamento. Tra le cause di annullamento vi è quella del cosiddetto "matrimonio non consumato", un eufemismo sessuofobico che è sessuofobico anche nella sua traduzione: il matrimonio è "consumato se i coniugi hanno compiuto tra loro, in modo umano, l'atto per sé idoneo alla generazione della prole, al quale il matrimonio è ordinato per sua natura, e per il quale i coniugi divengono una sola carne" (2). È molto interessante questa espressione perché dice che il matrimonio si realizza solo quando avviene l'accoppiamento. Appunto. È il sesso che fa il matrimonio, non l'amore, che con il sesso c'entra fino a un certo punto, e non è un requisito.
 
È dunque il sesso che interessa al legislatore, civile o canonico che sia. Se la scelta del matrimonio religioso è personale, l'altra riguarda tutti. Ci sarebbe allora da chiedersi perché il legislatore civile ponga la questione sessuale tra i fatti giuridici che regolano una coppia nel momento in cui si sposa, cioè imponga a chi si sposa di dichiarare pubblicamente di fare sesso solo con quella persona (per fortuna, abbiamo Raffaella Carrà).

Che la Chiesa sia sessuofobica passi, ma perché lo Stato deve esserlo e deve sanzionare le trasgressioni sessuali? Un pasticcio, le cui radici storiche (venne prima il matrimonio cattolico di quello civile) stanno a dimostrare il condizionamento che la cultura cattolica ha esercitato e ancora oggi esercita sulle regole civili della nostra società, non ancora del tutto laica.

Il risultato è che il matrimonio restringe il concetto di famiglia, quello sì basato certamente su scelte affettive e non necessariamente sul sesso. Se per incanto sparisse il sesso dal Codice Civile (eliminando l'obbligo alla fedeltà o escludendo dalla fedeltà la fedeltà sessuale), ogni famiglia, comunque composta, potrebbe accedere ai fatti giuridici riservati ora solo agli sposi.

Ciò detto:

  • non capisco a che cosa si riferiscano esattamente coloro che parlano di famiglia tradizionale o di matrimonio tradizionale. Non sono la stessa cosa, non sono immutabili nel tempo, non sono univocamente interpretati;
  • non capisco che cosa ci sia di liberale nel voler sancire un 'matrimonio' tra due persone dello stesso sesso, stante la questione sessuale nell'attuale legislazione.

Per il momento, la nostra società esalta il sesso al punto da dargli rilevanza giuridica ma, esaltandolo, lo limita, lo sottopone a regole e lo espone a ogni tipo di giudizio morale, mostrando un insano interesse pubblico per le questioni private.

Note
1)         Catechismo della Chiesa Cattolica, La celebrazione del mistero cristiano, Il sacramento del matrimonio, Articolo 7.
2)         Codice di Diritto Canonico, Can. 1061.

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